
Il termine riflessologia viene dal verbo reflectere (dove “re” sta per ripetere un’azione e “flectere” sta per piegare, rimandare indietro). Quindi la riflessologia si basa sulla deviazione energetica che si provoca stimolando opportunamente alcuni punti, della mano e del piede, ottenendo così una reazione nella parte anatomica corrispondente.
Tramite la pressione si ottiene uno stimolo che arriva fino all’organo riflesso, che ne stimola, appunto, la guarigione.
La Riflessologia
Riduce lo stress e la tensione
Migliora il flusso sanguigno e facilita lo sbloccarsi degli impulsi nervosi
Aiuta la Natura a normalizzarsi (omeostasi)
(Dwight C. Byers “La riflessoterapia del piede”)

2330 a. C. Tomba di Akhmahor a Saqqara
detta la Tomba del Medico
“Non farmi male” “Agirò in modo da meritare la tua lode”

Nella concezione indiana il piede è il primo germe, esprime l’intero corpo e il suo divenire.
Il piede di Buddha rappresenta il divenire simbolico dell’uomo, dal tallone popolato di pesci
fino alla divina essenza dell’uomo, attraverso forme animali e passando per la ruota solare
e i segni dello zodiaco
(Buddha sdraiato – Tempio di Wat Pho a Bangkok)
L’origine della riflessologia plantare risale a tempi molto antichi.
Nell’antica Cina il piede rappresentava un simbolo di sessualità e sensualità.
Nelle Americhe precolombiane i totem erano caratterizzate da più piedi e, addirittura, alcune tribù si chiamarono appunto piedi neri, piedi gialli, ecc., ad indicare l’importanza a cui veniva data a queste fondamentali estremità del corpo.
In effetti il piede rappresenta il nostro contatto con l’elemento terra. Non a caso si usa anche l’espressione “stare con i piedi per terra” per indicare uno stato di consapevolezza, un forte collegamento con la realtà circostante.
Una persona sana ha un piede elastico, caldo, con una buona irrorazione sanguigna.
Un piede con zone dolorose riflette i problemi delle zone riflesse (organi) a cui fa riferimento energeticamente.
Trattare e normalizzare una zona riflessa dolorante del piede comporta un riequilibrio dell’organo interessato di cui viene riattivata la naturale funzionalità.
La mappa dei merdiani del Dr. William H. Fitgerald
Nel 19100 William H. Fitgerald elaborò la teoria zonale, secondo la quale il corpo umano può essere suddiviso in 10 meridiani longitudinali e in altrettante zone anatomiche, le cui parti e i cui organi trovano i corrispondenti punti di riflessione sia nelle mani che nei piedi.
In pratica divise il corpo in due parti secondo una linea longitudinale passante per la colonna vertebrale, ognuna delle quali ulteriormente suddivisa in cinque fasce
Aggiunse inoltre tre linee di divisione trasversali, all’altezza delle spalle, della cintola e delle anche, a rappresentare, rispettivamente, la parte superiore, centrale ed inferiore del corpo umano.
Secondo la sua teoria, la digitopressione in determinati punti del corpo comporta un effetto “riflesso” negli organi corrispondenti sulla stessa linea, senza dimenticare che le linee stesse sono, tra loro, intimamente collegate a livello energetico.


“ lo scopritore della terapia
zonale” (1917)
